I DIALOGHI CON SIMPLICIO
PERCHE' SI DEVE VOTARE, ANCHE AI REFERENDUM
Scena prima
PAOLO Caro Simplicio, è sempre più frequente ascoltare in Italia giornalisti, personaggi politici e anche figure istituzionali dichiarare con sicurezza che non votare, specie in occasione delle consultazioni referendarie, è un comportamento perfettamente legittimo, anche se - alcuni soggiungono - sarebbe meglio farlo.
SIMPLICIO E questo non ti sembra corretto?
PAOLO Quando ascolto queste affermazioni, provo istintivamente una sensazione sgradevole, come se qualcuno cercasse di truffarmi facendosi passare per un benefattore. Proverò ora a spiegarti perché non le trovo convincenti, cercando di usare il comune buon senso e i miei ricordi della nostra Costituzione .
SIMPLICIO Vai avanti.
PAOLO Innanzi tutto va tenuto presente che in una democrazia l'esercizio del voto è un dovere più che un diritto.
SIMPLICIO Mi sembra un'affermazione strana.
PAOLO Pensaci bene: avere dei diritti è proprio dei sudditi, che li conquistano per limitare lo strapotere del sovrano, mentre a quest'ultimo spetta di esercitare il proprio potere per la gestione della cosa pubblica. Si potrebbe tollerare che un ministro, detentore del potere esecutivo, si rifiutasse di prendere una decisione che gli compete, o che un giudice, titolare del potere giudiziario, si astenesse dal pronunciare una sentenza?
SIMPLICIO E i cittadini sono sudditi o sovrani?
PAOLO Secondo l'articolo 1 della nostra Costituzione al popolo appartiene la sovranità in ultima istanza. Esso quindi è tenuto ad esercitarla, e a tal fine ha a disposizione un solo strumento: il voto, col quale delega i propri rappresentanti al parlamento, sceglie direttamente chi deve ricoprire le cariche previste e, in casi particolari, abroga leggi esistenti sottoposte a referendum.
SIMPLICIO Ora che ci penso, questa impostazione è recepita dalla Costituzione, che all'articolo 48 dichiara che l'esercizio del voto è un "dovere civico".
PAOLO E come potrebbe essere altrimenti? Che credibilità avrebbe una democrazia se il popolo esprimesse le sue preferenze e concedesse i suoi mandati pronunciandosi soltanto con il 50, il 30 o il 10 per cento degli aventi diritto?
SIMPLICIO Ma oggi in tutti i paesi democratici c'è una bassa partecipazione dei cittadini al voto, eppure ciò viene ritenuto normale.
PAOLO Sarà "normale" da un punto di vista statistico, ma non da un punto di vista politico: a mio avviso, se le elezioni presidenziali americane del 2000 hanno rappresentato un dramma per quella democrazia, ciò è dovuto al fatto che abbia votato solo la metà degli aventi diritto piuttosto che il vincitore sia stato deciso da una differenza di pochi voti.
SIMPLICIO Ma in democrazia anche il giudizio di pochi votanti rappresenta il volere della collettività.
PAOLO Questa tendenza potrebbe portare ad una separazione di fatto tra i cittadini di prima classe - i votanti - e quelli di seconda classe, inconciliabile con la democrazia. Tieni presente che una bassa percentuale di votanti non costituisce un campione rappresentativo dell'elettorato, perché sono soprattutto i meno informati, gli svantaggiati, che trascurano di votare.
SIMPLICIO Se il voto è un dovere, è anche fatica, ed è comprensibile che molti cerchino di evitarla.
PAOLO Naturalmente lo stato dovrebbe agevolare l'esercizio di voto per i cittadini, magari anche attraverso opportuni incentivi e disincentivi.
SIMPLICIO Pensi alla vecchia pratica di scrivere "non ha votato" sul certificato penale degli astensionisti, oppure vorresti introdurre premi a sorte per chi si reca alle urne?
PAOLO Perché no? Per contrastare la tendenza all'astensionismo andrebbero attivati tutti gli strumenti leciti; a mio avviso il più semplice e efficiente è quello di concentrare tutte le consultazioni elettorali - politiche, amministrative e referendarie - in un'unica giornata, possibilmente infrasettimanale, come avviene in America nell' election day di novembre.
Scena seconda
SIMPLICIO Caro Paolo, sono d'accordo sul principio che tutti dovrebbero votare alle elezione politiche e amministrative, ma non ai referendum.
PAOLO E perché questa eccezione?
SIMPLICIO Come sai, la validità del referendum abrogativo è condizionata alla partecipazione al voto della maggioranza degli elettori: se il raggiungimento del quorum è di per sé una indicazione di volontà politica, allora è lecito per il cittadino non andare alle urne.
PAOLO Questo ragionamento non mi convince, e se vuoi cercherò di dimostrartelo.
SIMPLICIO Vai avanti.
PAOLO La Costituzione italiana ha nettamente distinto le facoltà del popolo da quelle del legislatore: solo il parlamento ha la pienezza del potere legislativo, che esplica in tutti i campi della vita democratica e delle sue istituzioni. Il popolo può essere chiamato ad esercitare un potere legislativo diretto solo eccezionalmente, per abrogare alcune leggi, e con vincoli ben precisi.
SIMPLICIO E' così: secondo l'articolo 75 della Costituzione il referendum per essere indetto richiede la raccolta di 500.000 firme ed è valido solo se ha partecipato al voto la maggioranza assoluta degli aventi diritto.
PAOLO Perché la Costituzione ha posto limiti così restrittivi - difficilmente rintracciabili in altri paesi - alla facoltà legislativa diretta dei cittadini?
SIMPLICIO Forse perché, tenuto conto dell'epoca in cui è stata scritta, si temeva che il popolo potesse essere poco educato e informato, suscettibile di essere influenzato da politici e demagoghi senza scrupoli.
PAOLO Chissà se oggi simile preoccupazione può ritenersi superata?
SIMPLICIO Forse oggi i padri costituenti sarebbero più che mai preoccupati del rischio di plebisciti pilotati dai persuasori televisivi! Comunque, la partecipazione al voto referendario di un numero limitato di cittadini più facilmente si presta alla loro manipolazione e questa potrebbe essere una ragione dell'introduzione del quorum per il referendum abrogativo.
PAOLO E' una spiegazione ragionevole. Ma un'attenta lettura della Costituzione ci fornisce l'interpretazione più semplice: l'articolo 64 stabilisce che le decisioni delle due Camere del Parlamento non sono valide se non è presente la maggioranza dei loro componenti! Mi sembra allora evidente che la previsione costituzionale del quorum del 50 per cento vuole essere una garanzia di rappresentatività e di partecipazione degli aventi diritto sia per il processo di approvazione parlamentare delle leggi, sia per quello della loro abrogazione referendaria.
SIMPLICIO Se facciamo un parallelo tra doveri degli elettori e doveri dei rappresentanti eletti, dovremmo concludere che l'astensione dei cittadini chiamati al voto referendario non ha una maggiore dignità dell'assenteismo di deputati e senatori alle sedute parlamentari!
PAOLO Proprio così! La scelta del cittadino di non votare al referendum non è né giusta né giustificabile; potrebbe essere assimilata a una forma estrema di ostruzionismo.
SIMPLICIO Ma chi non si vuole pronunciare in un senso o nell'altro sulla questione da votare non può astenersi?
PAOLO Per questo c'è la possibilità legittima di votare scheda bianca. Invece chi diserta le urne o consiglia l'astensione per ostacolare la validità della consultazione referendaria fa un uso distorto e antidemocratico della norma. Semmai, chi ha responsabilità istituzionali dovrebbe rammentare ai cittadini di compiere il loro dovere, qualunque sia la risposta che essi intendono dare al quesito referendario!
SIMPLICIO Forse pretendi troppo dalla nostra classe politica!
PAOLO Ti porterò un altro elemento di riflessione: la Costituzione introduce il referendum popolare anche per l'approvazione di leggi di revisione costituzionale, secondo l'articolo 138: in questo caso il quorum dei votanti non è previsto ed è sufficiente la maggioranza dei voti validi.
SIMPLICIO Perché questa differenza?
PAOLO Probabilmente perché la norma che viene sottoposta a referendum deve essere stata già approvata dal Parlamento e quindi il popolo è chiamato solo a ratificare una decisione già presa dai rappresentanti eletti.
SIMPLICIO Con questo dove vuoi arrivare?
PAOLO Lascerò a te la conclusione ponendoti una domanda: è coerente sostenere, come fanno i politici, che è lecito per l'elettore "andare al mare" in occasione del referendum abrogativo, quando la validità è condizionata dal raggiungimento del quorum, e che invece tutti devono recarsi alle urne per il referendum confermativo, quando ogni voto conta?
SIMPLICIO Mi sembrerebbe in effetti un'assurdità o una manovra strumentale di bassa politica!
PAOLO Ora sono in grado di descriverti con maggiore precisione la sensazione di disagio che provo ascoltando gli inviti all'astensionismo e le dichiarazioni della sua legittimità, come ti dicevo all'inizio: è un sottile profumo di golpe da parte dell'establishment politico a danno del popolo.
SIMPLICIO Cosa vuoi dire?
PAOLO Voglio dire che compie un attentato alla democrazia chiunque, compresi i media, tenta di ostacolare la partecipazione al voto dei cittadini incitandoli a disertare le urne.
SIMPLICIO Non ti sembra di esagerare?
PAOLO Mi limito a citare la legge. Sono addirittura previste sanzioni penali per il pubblico ufficiale che induce l'elettore all'astensione.
SIMPLICIO Non lo sapevo.
PAOLO Eppure questa norma viene esposta nei manifesti fuori dei seggi elettorali, anche se non viene applicata. A mio avviso andrebbero puniti anche i politici che diffondono pregiudizi sulla difficoltà di comprensione dei quesiti referendari da parte degli elettori.
SIMPLICIO Non ti sembra che spesso i quesiti siano troppo complicati e numerosi?
PAOLO Queste sono scuse offensive per il popolo da parte di chi vuole boicottare la più alta espressione della vita democratica. Dimmi, perché nei paesi dove si tengono spesso dei referendum, come negli Stati Uniti e in Svizzera, nessuno si lamenta?
SIMPLICIO Rimane il fatto che è difficile districarsi in alcuni quesiti sottoposti a referendum per il normale cittadino.
PAOLO Se il normale cittadino riesce a compilare la denuncia delle tasse e a riempire la schedina del Superenalotto, non può dedicare una serata a studiare i quesiti dei referendum? Naturalmente i politici e i media devono informare adeguatamente i cittadini sui temi sottoposti al voto.
SIMPLICIO Questo raramente avviene, anzi i politici fanno a gara per sviare l'attenzione dei cittadini da questi temi e per invitarli all'astensione.
PAOLO Non ci sorprende che i protagonisti della scena politico-istituzionale cerchino di evitare che una consultazione popolare metta in causa il loro operato di legislatori.
SIMPLICIO Ancor più essi temono la formazione di correnti di opinione, focalizzate sui quesiti referendari, che possano stravolgere gli equilibri politici realizzati tra i partiti.
PAOLO Però, caro Simplicio, essi devono rassegnarsi: "ubi maior, minor cessat"!
SIMPLICIO Cioè?
PAOLO Quando il popolo sovrano è chiamato a parlare, tutti gli altri devono chinare la testa e tacere !