PERCHE' FARE IL GIOCO DEI DELINQUENTI ?

Comprare una pagina su un grande quotidiano costa centinaia di milioni delle vecchie lire, eppure c'è che riesce a farsi pubblicità gratis e non si tratta di organizzazioni benefiche ma dei più efferati delinquenti. E' ciò che accade quando i giornali danno notizia, con dovizia di particolari, delle comunicazioni rilasciate dalle organizzazioni terroristiche; così facendo il mondo dei media si rende, a mio avviso, involontario complice dei crimini da questi perpetrati.

Espongo in breve la teoria che giustifica la mia affermazione, basata su una distinzione che ritengo basilare, anche se forse non trova riscontro nel codice penale: il "delitto privato" e il "delitto pubblico". Il primo è quello tipicamente illustrato dal caso del vecchio professore che, non potendo più sopportare la moglie, la uccide, la fa a pezzi e la seppellisce in giardino. Scopo del reato è l'eliminazione fisica dell'altra persona e il colpevole ha interesse che il delitto non venga scoperto e che egli non ne venga comunque incolpato.

Nel delitto pubblico la situazione è diametralmente opposta: al colpevole (terrorista) non interessa tanto la morte della vittima - con la quale, nel caso di lunghi sequestri, a volte si instaura uno strano rapporto affettivo - quanto il conseguimento di un altro obiettivo (riconoscimento politico) per raggiungere il quale usa come arma di ricatto la minaccia di uccidere la vittima e, se ritenuto necessario, la uccide per dare credibilità alla propria azione. Analogo è il caso dei banditi che chiedono il riscatto del sequestrato. In questo contesto l'elemento primario e essenziale dell'azione delittuosa non è l'uccisione della vittima ma la comunicazione delle proprie intenzioni alla "controparte" o al pubblico in generale. Dopo l'uccisione della vittima, la "rivendicazione" realizza l'obiettivo desiderato: che vantaggio avrebbero i terroristi se ne venisse trovato il cadavere senza che si sapesse chi sono gli assassini e quali sono i motivi del delitto? A questo punto è evidente che se queste comunicazioni non fossero rese possibili o fossero fortemente ostacolate i colpevoli non potrebbero raggiungere facilmente il loro scopo. Ne consegue, a mio avviso, che chi agevola queste comunicazioni, ad esempio dando eco a mezzo stampa, radio e televisione ai messaggi dei delinquenti, di fatto si rende complice del crimine.

In conclusione un invito ai giornalisti: quando venite a conoscenza di un "comunicato" delle Brigate Rosse depositato dai terroristi in un cestino della spazzatura affinché sia ritrovato, non vi precipitate a ritirarlo per cercare lo scoop, non lo pubblicate sul giornale e, se proprio ritenete necessario darne notizia, non commentatelo arricchendo con analisi di alta politica quello che è soltanto un testo farneticante. Lasciatelo piuttosto nel cestino, che è il posto più adatto a tal genere di velina.

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